Passa ai contenuti principali

Alieni grigi raffigurati nella tomba egizia di Ptah-Hotep

Navigando in internet ho trovato la foto di un affresco egizio con dentro raffigurato un alieno grigio.
Questi alieni su internet sono coì infestanti, li trovi dappertutto, mancano solo sulle maglie della Nike o di Cavalli. Ma non è detto. Nel caso specifico c'è un bassorilievo di una tomba egizia in cui spiccano due simpatici occhietti alieni.
Bisogna ricordare che gli affreschi delle tombe egizie, sono più popolati del signore degli anelli.
Si possono incontrare uomini pesce, uomini uccello, teste di mucca, strani rettili, divinità sedute, uomini gatto, insomma... un bestiario.
Ma quello che ha stupito molti e che ha fatto subito pensare alla presenza degli alieni grigi in ogni corte egizia, è stato questo frammento dove un servo, porge una gallina, ad un essere che presumibilmente è un grigio (austero ed in alta uniforme).



Questa foto ha creato eco e scompiglio, una delle prime domande che mi sono fatto è stata: possibile che gli alieni non sono stati inventati in America?
Purtroppo osservando la foto sono rimasto in forse, non perché sia strano che un alieno compare in una tomba egizia, ma piuttosto perché il volto dell'alieno non sembrava un volto... ma qualcos'altro che non riuscivo ad identificare.

Perciò ho continuato la ricerca e girando su internet ho trovato un articolo scritto in inglese in cui la prova aliena veniva definitivamente boicottata.

Link all'articolo:
http://www.catchpenny.org/alien.html

In questo articolo viene spiegato che la testa di alieno in realtà è un fiore di loto aperto, con al lato due boccioli ancora da schiudersi.
I due boccioli sembrano gli occhi alieni, il fiore è poggiato su un vaso.

Riporto di seguito le foto.


Quindi niente da fare, nelle corti egizie c'erano si gli uomini uccello, gli uomini pesce, gli uomini gatto, enormi rettili e divinità di vario tipo, ma alieni grigi no o comunque al momento non ci sono prove schiaccianti al riguardo.

Mi spiace. :)



Commenti

Post popolari in questo blog

Mike Marcum e la macchina del tempo

Il 18 aprile del 1996 la ribalta della pseudoscienza venne solleticata da un personaggio interessante e schivo. Il suo nome è Michael Marcum per gli amici Mike. ( In giro su internet troverete molti post che con ostinazione copincollano lo stesso testo e lo duplicano fino allo sfinimento nervoso.) Il nostro, proprio in quella data , con la disinvoltura di un rocker, si presentò al programma mattutino Coast to Coast e con la cavillosità meticolosa che ci si aspetta dai geni o forse dai pazzi, descrisse dettagliatamente il funzionamento della sua nuova opera: in breve parlò di come costruire una macchina del tempo. In genere la gente quando ascolta quel tipo di argomenti o scoppia a ridere oppure si siede e sospesa in una bolla di possibilità dilatata all’inverosimile, comincia a immaginare le molteplici possibilità offerte da quello strumento tanto magnifico quanto inesistente. Mike Marcum  con la sua macchina del tempo aprì una fantastica breccia nel cuore di molti sogn...

La Coperta di Linus dell'Anima

  Quando l'Io Diventa una Virtual Reality Interna Tutti noi portiamo dentro una strana contraddizione. Da una parte sentiamo di essere unici, irripetibili, dotati di un "io" solido e definito. Dall'altra, se ci guardiamo con onestà, ci accorgiamo di essere incredibilmente simili agli altri: fragili, duplicabili nelle nostre paure e nei nostri desideri, molto meno originali di quanto vorremmo credere. L'Invenzione Necessaria Forse è proprio questa fragilità che ci spinge a inventarci un'identità. L'io diventa una specie di "coperta di Linus" psicologica: da fuori può sembrare buffa, illusoria, ma da dentro è essenziale per il nostro senso di sicurezza. Senza questa costruzione mentale, dovremmo affrontare a viso aperto l'angoscia di essere creature temporanee e vulnerabili in un universo che non sembra preoccuparsi molto di noi. Il Buddha, venticinque secoli fa, aveva intuito qualcosa di simile. La sua Prima Nobile Verità parla della soffe...

La vera resistenza tecnologica: oltre l'illusione della democratizzazione

Il nuovo luddismo non distrugge le macchine Nel 1811, gli artigiani tessili inglesi presero a martellate i telai meccanici delle fabbriche dello Yorkshire. La storia li ricorda come luddisti, simbolo di una resistenza irrazionale al progresso. Ma il loro errore non fu opporsi alle macchine. Fu accettare che quelle fossero le uniche macchine possibili. Oggi commettiamo lo stesso errore, solo in modo più sofisticato. Parliamo di "democratizzare" l'intelligenza artificiale, di rendere "inclusive" le piattaforme digitali, di garantire "accesso per tutti" alle nuove tecnologie. Ma ci stiamo ponendo la domanda sbagliata. Non dovremmo chiederci come democratizzare queste tecnologie, ma se siano democratizzabili per design. Parte I: L'illusione della democratizzazione Il cavallo di Troia della tecnologia gratuita Prendiamo due esempi celebrati come successi della democratizzazione tecnologica. Zipline, l'azienda americana di droni medici, serve 49 ...