Passa ai contenuti principali

The China Study

Qualche mese fa nei scaffali di molte librerie sorprendeva un simpatico librone giallo, probabilmente realizzato con carta riciclata, il cui titolo era: "The China study".
Il libro era accompagnato da un intrigante payoff : "Lo studio più completo sull'alimentazione mai condotto finora."
Io non compro quasi mai libri che spiegano diete o alimentazione e sono convinto che la dieta sia solo un tassello di un quadro più ampio fatto di stile di vita, sport, equilibrio e benessere.
Comunque non credo nell'idea che mangiare molta carne sia un fatto salutare e non credo che un digiuno feroce possa risolvere il problema del grasso in eccesso. Comunque quello che voglio dire è che non sono un fanatico del solo frutta o solo verdura e non sono un maniaco delle diete.
Il libro parla di uno studio condotto nell'arco di 20 e più anni.
Il campione utilizzato per i suoi studi è niente meno che la Cina.
In pratica hanno scoperto che in certe aree gli abitanti condividevano uno stesso tipo di malattie e che c'era una relazione molto forte tra alimentazione e tumori.
Il libro comincia descrivendo uno studio indiano in cui veniva analizzato l'effetto delle proteine animali sul tumore sviluppato nelle cavie da laboratorio.
Le cavie venivano prima sottoposte ad un agente cancerogeno e poi gli veniva somministrata caseina.
In pratica se la cavia non assumeva proteine animali o comunque la loro assunzione era al di sotto il 5%, l'agente cancerogeno non bastava a sviluppare tumore, se invece superava la percentuale del 5% il tumore si sviluppava.
Partendo da questo studio viene analizzata la relazione tra lo sviluppo dei tumori e l'alimentazione basata su proteine animali (carne, latte, uova).
Lo studio è molto dettagliato e la conclusione è molto interessante.
Finisce per coprire vari aspetti tra cui : il diabete, il tumore al fegato varie malattie autoimmuni.

Ora io consiglio a tutti voi di andare in libreria, comprarlo e leggerlo molto attentamente.
Spero possa esservi di aiuto.

Commenti

Post popolari in questo blog

Mike Marcum e la macchina del tempo

Il 18 aprile del 1996 la ribalta della pseudoscienza venne solleticata da un personaggio interessante e schivo. Il suo nome è Michael Marcum per gli amici Mike. ( In giro su internet troverete molti post che con ostinazione copincollano lo stesso testo e lo duplicano fino allo sfinimento nervoso.) Il nostro, proprio in quella data , con la disinvoltura di un rocker, si presentò al programma mattutino Coast to Coast e con la cavillosità meticolosa che ci si aspetta dai geni o forse dai pazzi, descrisse dettagliatamente il funzionamento della sua nuova opera: in breve parlò di come costruire una macchina del tempo. In genere la gente quando ascolta quel tipo di argomenti o scoppia a ridere oppure si siede e sospesa in una bolla di possibilità dilatata all’inverosimile, comincia a immaginare le molteplici possibilità offerte da quello strumento tanto magnifico quanto inesistente. Mike Marcum  con la sua macchina del tempo aprì una fantastica breccia nel cuore di molti sogn...

La Coperta di Linus dell'Anima

  Quando l'Io Diventa una Virtual Reality Interna Tutti noi portiamo dentro una strana contraddizione. Da una parte sentiamo di essere unici, irripetibili, dotati di un "io" solido e definito. Dall'altra, se ci guardiamo con onestà, ci accorgiamo di essere incredibilmente simili agli altri: fragili, duplicabili nelle nostre paure e nei nostri desideri, molto meno originali di quanto vorremmo credere. L'Invenzione Necessaria Forse è proprio questa fragilità che ci spinge a inventarci un'identità. L'io diventa una specie di "coperta di Linus" psicologica: da fuori può sembrare buffa, illusoria, ma da dentro è essenziale per il nostro senso di sicurezza. Senza questa costruzione mentale, dovremmo affrontare a viso aperto l'angoscia di essere creature temporanee e vulnerabili in un universo che non sembra preoccuparsi molto di noi. Il Buddha, venticinque secoli fa, aveva intuito qualcosa di simile. La sua Prima Nobile Verità parla della soffe...

La vera resistenza tecnologica: oltre l'illusione della democratizzazione

Il nuovo luddismo non distrugge le macchine Nel 1811, gli artigiani tessili inglesi presero a martellate i telai meccanici delle fabbriche dello Yorkshire. La storia li ricorda come luddisti, simbolo di una resistenza irrazionale al progresso. Ma il loro errore non fu opporsi alle macchine. Fu accettare che quelle fossero le uniche macchine possibili. Oggi commettiamo lo stesso errore, solo in modo più sofisticato. Parliamo di "democratizzare" l'intelligenza artificiale, di rendere "inclusive" le piattaforme digitali, di garantire "accesso per tutti" alle nuove tecnologie. Ma ci stiamo ponendo la domanda sbagliata. Non dovremmo chiederci come democratizzare queste tecnologie, ma se siano democratizzabili per design. Parte I: L'illusione della democratizzazione Il cavallo di Troia della tecnologia gratuita Prendiamo due esempi celebrati come successi della democratizzazione tecnologica. Zipline, l'azienda americana di droni medici, serve 49 ...